Referendum in Grecia: 5 cose che devi sapere!

In queste ore si sta svolgendo il Referendum in Grecia, sono chiamati alle urne quasi 10 milioni di cittadini Greci. Tutta l’Europa e il mondo sta aspettando di sapere quale sarà la decisione presa dai greci. Vincerà il si o il no? Nell’attesa ecco 5 cose da sapere sul referendum greco.

  1. Potrebbe essere il referendum più veloce della storia!

Questo referendum è stato annunciato dal Premier greco Alexis Tsipras la mattina di sabato 27 giugno 2015, approvato dal parlamento greco il giorno seguente ed è stato programmato la domenica successiva. Questo referendum è stato organizzato in 7 giorni e potrebbe essere il referendum nazionale organizzato nel più breve tempo possibile.

  1. Cosa chiede il referendum?

Nonostante i media e i politici lo descrivano il referendum in grecia come un una scelta sull’uscita o meno dall’Euro, il testo del referendum non lo chiede esplicitamente. Strettamente parlando i greci sono sono chiamati ad accettare o a rifiutare due documenti presentati il 25 giugno da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale rappresentanti la base per le proposte di accordo per risolvere la questione greca. (Per inciso tali proposte sono già state ritirate dai negoziatori, quindi i greci sono chiamati ad esprimersi su documenti non più in vigore) Il testo tradotto del referendum recita:

“Ai cittadini greci è domandato se deve essere accettata la bozza di accordo presentata da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale nell’Eurogruppo che si è tenuto il 25 giugno 2015, composto da due documenti: il primo documento è intitolato ‘Riforme per il completamento dell’attuale programma e oltre’ e il secondo ‘Analisi preliminare per la sostenibilità del debito’”

  1. Cosa succederebbe se dovesse vincere il no?

Se dovesse vincere il no, la situazione sia Greca che Europea si farebbe molto incerta. E’ da escludere, comunque un’uscita della Grecia dall’Euro. Verrebbe confermato uno status quo, da un lato il governo Tsipras ne uscirebbe fortificato e si presenterebbe ancora più rigido al tavolo dei negoziatori dall’altro i negoziatori rifiuterebbero di far partire ogni ulteriore piano di aiuti alla Grecia. La BCE (che si riunisce il giorno dopo il referendum) si troverebbe però in condizioni da dover interrompere l’operazione di emergenza che continua a fornire liquidità alle banche greche. A quel punto la situazione interna greca potrebbe diventare molto tesa perché molto presto i cittadini greci si troverebbero a non poter più ritirare neanche i 60 euro giornalieri. Questo potrebbe portare alla caduta del governo attuale e all’indizione di nuove elezioni. Ancora una volta l’instabilità potrebbe aumentare in maniera esponenziale o diminuire a seconda della scelta dei cittadini greci.

  1. Cosa succerebbe se dovesse vincere il sì?

Se, a seguito della vincita del si, il governo dovesse dimettersi, si creerebbe un clima più rilassato nei mercati e tra i negoziatori. Sia che si indicano nuove elezioni sia che venga istituito un governo tecnico, i negoziati potrebbero procedere più velocemente e potrebbe essere presentato e approvato una proposta simile a quella presentata il 25 giugno. In questo modo si potrebbe dare il via ad una nuova trenches di aiuti per la Grecia che porterebbe la situazione ad una quasi normalità, o perlomeno gettare le basi per l’avvio di nuovi negoziati più sereni con l’obiettivo di trovare una soluzione permanenete.

  1. La vittoria del si potrebbe anche portare altra instabilità!

Esiste anche in secondo scenario possibile conseguente alla vittoria del si. Qualora il governo di Tsipras dovesse rimanerne in carica, i negoziati si farebbero molto difficili e lunghi. I negoziatori si troverebbero a negoziare un accordo con qualcuno di cui non hanno più nessuna fiducia e questo potrebbe allungare ulteriormente i tempi. Inoltre anche in questo caso la BCE potrebbe vedersi costretta ad annullare il prestito di emergenza annullando la liquidità in Grecia, il che porterebbe allo stesso risultato della vittoria del no. Quest’ultimo scenario è comunque il meno probabile.

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