Cosa insegna il caso Cipro sul processo di Integrazione Europea.

Il vero problema dell’Unione Europa è che si è fermata a metà del processo di integrazione. Ora rischia di fermarsi definitivamente a causa della mancanza di solidarietà e della volontà di alcuni paesi di dare un castigo morale a quei paesi poco “virtuosi”
Ancora una volta è necessario un salvataggio Europeo e, ancora una volta, viene proposta la conseguente richiesta di misure eccezionali a carico dei cittadini per raccogliere dei fondi extra.
In concomitanza con questi fatti ripartono i consueti cori da stadio tra due fazioni opposte, da un lato chi (sopratutto tra i paesi mediterranei dell’unione) inneggia contro la Germania e Angela Merkel, colpevole di proporre quelle misure eccezionali e dall’altra chi (sopratutto i paesi del Nord Europa) vedono le misure eccezionali come uno strumento di educazione morale. Quali delle due fazioni abbia ragione è difficile da dire. Da una parte concordo con i sostenitori del “azzardo morale”, difatti è necessario che un salvataggio non significhi mantenere la situazione che ha portato al collasso. D’altro canto senza un aiuto e opprimendo i cittadini difficilmente si possono risolvere i problemi; anzi il rischio è di fomentare movimenti estremi tra la folla arrabbiata.
Come molti commentatori hanno sottolineato, il bail-out di Cirpo è poca cosa considerando l’intera economia Europea, cipro infatti rappresenta appena lo 0,14% dell’economia Europea (0,19 se si considera solo la zona Euro), e l’ammontare degli aiuti, 10 miliardi di Euro, non sono poi molti considerando il potere economico dell’Eurozona.Ma il caso Cipro ancora una volta porta alla luce il fatto che il sistema creatosi con l’istituzione della moneta unica non ha basi solide, ma sopratutto che un sistema del genere non può essere tenuto in piedi senza due cose: Solidarietà e un Controllo(scrupoloso) centrale.
Molti dimenticano che nel 1992 con Maastricht i capi di governo siglavano solennemente la volontà di trasformarsi in un unione, non solo Economica, ma anche sociale. Assieme alla moneta unica quel giorno venivano istituiti anche la Cittadinanza Europea e riconosciuto la competenza comunitaria negli ambiti di Cultura, Istruzione e Sociale. Purtroppo le azioni Europee in questi campi, che aiuterebbero a sviluppare un senso di comunanza tra i cittadini Europei (necessarie per alimentare il motore dell’integrazione e per far accettare la condivisione di risorse), sono state fatte male, con poca visibilità e ostracizzate dagli Stati. D’altro canto quegli stessi stati godendo del boost economico dato dalla formazione dell’Euro si sono adagiati, hanno deciso di godere di rendita finché durava, fermando il processo di integrazione economica ma sopratutto fiscale necessaria e basilare a un integrazione monetaria. Questa stasi ha fatto si che l’integrazione Europea si sia fermata agli anni 80, difatti salvo piccolissimi passi avanti poco è stato fatto in questi vent’anni verso la realizzazione dell’Europa unita.
 
All’Europa serve un controllo Centrale che disponga di metodi di intervento efficaci e di enforcement delle regole stabile. Questo potere di controllo dovrebbe essere usato tempestivamente nell’indirizzare quai paesi alla deriva. (A proposito di manza di Enforcement voglio ricordare che anche Germania e Francia hanno avuto procedimenti per l’infrazione delle regole cadute in un niente di fatto per via dei pochi poteri di cui dispone la Commissione Europea).
All’Europa serve anche solidarietà, ovvero, meccanismi automatici che spostino fondi in favore di quei paesi in difficoltà. Questi aiuti non dovrebbero andare a gravare sui cittadini che (per quanto possano essere colpevoli di aver accettato una guida scellerata del loro paese) sono alla base dell’economia stessa. Inoltre se i cittadini si sentono legati tra loro, anche a livello transfrontaliero, aiutare gli stati in difficoltà sarebbe più accettabile.
Questi due elementi assieme consentirebbero di risolvere subito le tensioni economiche permettendo di programmare in tempi ragionevoli (e non tutto e subito) i cambiamenti necessari; eviterebbe inoltre il problema del’”azzardo morale” che fa tanto paura ai paesi Nordici, Germania in primis.
Purtroppo questa solidarietà non si ottiene in breve tempo e non si ottiene se prima non si formano i Cittadini Europei. Le Istituzioni Europee, dovrebbero diventare più coraggiose in questo senso, combattendo contro le opposizioni degli Stati e avviare una riforma della politica Culturale, Educativa e di Cittadina dell’Unione e renderla più “invasiva” nella vita di ogni giorno, magari prevedendo obbligatoriamente degli spazi quotidiani nei telegiornali sugli affari europei, da mandare in onda nei momenti di share maggiore. Una volta raggiunto i cuori dei cittadini europei saranno loro stessi a chiedere più Europa, convinti della bontà del progetto e consapevoli del loro destino comune.

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