E se fosse la Crisi a formare i Cittadini Europei?

E se la Crisi, che ormai non è più solo esclusivamente finanziaria, ma è sempre più anche una Crisi dell’Unione Europea, stia riuscendo a fare quello che le istituzioni Europee non sono riuscite a fare in vent’anni?
Vent’anni fa, con l’entrata in vigore del trattato di Maastricht e la costituzione dell’Unione Europea, non nasceva solo l’Euro, ma nasceva anche la Cittadinanza Europea. Questo traguardo era considerato un grande raggiungimento, sopratutto dalle istituzioni Europee, data la convinzione che la Cittadinanza UE avrebbe aiutato i cittadini ad avvicinarsi di più all’Europa. Il presupposto era che dando loro la Cittadinanza Europea e facendogli sperimentare i diritti di cittadinanza, essi avrebbero sviluppato un senso di appartenenza all’Unione Europea ed in modo più o meno automatico avrebbero cominciato a interessarsene.
Purtroppo così non è stato. I motivi del mancato sviluppo di un senso di appartenenza Europea sono complessi e non riassumibili in un post di una paginetta, ma volendo semplificare molto il discorso si può dire che alcuni diritti forniti con la Cittadinanza Europa non erano nuovi (ad esempio la libertà di movimento e di risiedere all’interno dell’UE erano già previsti dal Trattato di Roma del 1957) mentre altri diritti “nuovi” non potevano essere esercitati regolarmente (ad esempio il diritto di voto alle amministrative locali del paese in cui si risiede così come il diritto di ricorrere al mediatore Europeo). Mentre il diritto che più di tutti doveva essere associato all’identità Europea, ovvero il diritto di eleggere direttamente il Parlamento Europeo è sempre stato trattato come un diritto di serie b. Le elezioni Europee non hanno mai affrontato tempi propriamente europei ed invece sono sempre state considerate come una continuazione della campagna elettorale interna degli stati membri. Come conseguenza di questa mancata sperimentazione diretta di diritti e la mancanza di un vero e proprio spazio di discussione pubblico Europeo i cittadini Europei si sono sempre più allontanati dall’Europa (se mai fossero stati vicini). Sempre più frequentemente l’Europa è stata accusata  di essere la causa di varie iniquità (questo perché alcuni governanti Europei scaricavano la colpa delle loro inefficienze, sia di governo interno sia di capacità negoziale con gli altri paesi europei) oppure veniva semplicemente ignorata.

In questi giorni invece stiamo assistendo ad un inversione di tendenza. Grazie alla crisi nei telegiornali (che sono ancora la maggior fonte di informazione) di Europa si parla costantemente. Si parla delle istituzioni comunitarie, si aspetta con ansia la riunione del ECOFIN o si scopre che esistono partiti europei transnazionali ; oppure ancora vengono trasmesse le dichiarazioni del presidente del Parlamento Europeo riguardo faccende di politica interna italiana. Si parla sempre di più anche dei paesi che fanno parte dell’Unione: Elezioni in Grecia e in Olanda, misure economiche in Spagna, Politica interna Tedesca, dei paesi euro-scettici Inghilterra e Repubblica Ceca. Vero è che non potrebbe essere altrimenti in un momento in cui le risposte politiche da dare devono essere date a livello “continentale”.  Purtroppo ancora una volta viene data la colpa all’Europa di alcune misure economiche intraprese e si spiega poco delle vere ragioni che hanno portato ad intraprendere tali misure. Ma viene riservato uno spazio d’informazione e dibattito sulle diverse politiche da adottare a livello Europeo (austerità contro Politiche di incentivo alla crescita).
Questo continuo puntare i riflettori sull’Europa e sulle politiche interne degli altri paesi Europei sta in qualche modo abituando le persone alla dimensione Europea I Cittadini sono spinti ad interessarsi e a discutere di Europa, sempre più consapevoli dell’interconnessione esistente tra loro e i Cittadini degli altri Stati Mebri. Di Europa si parla non solo in dibatti accademici o tra le elites ma se parla sempre di più anche nella vita di tutti i giorni, ad esempio se ne parla al bar con gli amici (quando, e se, si parla di politica). Si badi bene, non sto dicendo che si parli bene dell’Europa o che stia nascendo un sentimento di amore nei confronti delle istituzioni Europee, anzi sembrerebbe il contrario. Ciò nonostante il solo fatto che se ne parli forse può spingere alcune persone a informarsi di più, a capire le Istituzioni Europee, e perché no, magari anche a relazionarsi con loro (ad esempio attraverso il Diritto di Iniziativa dei Cittadini Europei), o a mobilitandosi per chiedere riforme di rappresentanza (chiedendo un presidente UE direttamente eletto ad esempio).
Questa crisi finanziaria, che si è trasformata in dell’Europa, sta certamente causando molti danni, persone senza lavoro, la povertà che aumenta, ma forse un qualcosa di buono potrebbe scaturirne. Potrebbe riuscire a creare tra i cittadini Europei quel senso di essere tutti uniti e legati da un destino comune, potrebbe far emergere un senso di solidarietà tra i cittadini di diverse nazioni europee (anche se al momento non lo si vede). E se fosse la crisi a formare i Cittadini Europei?

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